venerdì 11 dicembre 2015

Elementare Watson

Non occorre essere Sherlock Holmes per arrivare alle conclusioni a cui ci invita Francesco Mussi in un suo video e che spiega lo scetticismo generale degli apicoltori rispetto a tutto ciò che non è chimica.

Il veterano apicoltore spiega come è giunto a definire il famigerato Spazio Mussi e di come è stato invitato a parlarne ad Apimondia 2003 nella cerimonia di apertura il 23 agosto, evento a cui ha partecipato interamente a sue spese..
Racconta ancora Francesco Mussi che la sera del 24 agosto, quindi il giorno dopo, il gruppo dei ricercatori italiani, il cui soggiorno e viaggio era stato finanziato dalle varie università e istituti zootecnici e di zooprofilassi, si era riunito e deliberato che lo Spazio Mussi era si valido ma che non doveva funzionare.

A questo punto la domanda a Watson sorge spontanea: chi finanzia la ricerca italiana i falegnami costruttori di arnie oppure l'industria chimica e farmaceutica?

Potrà mai a questo punto essere definito come funzionante il Protocollo Pagliara visto che ne le api ne gli erboristi finanziano la ricerca?

Buon Volo

lunedì 7 dicembre 2015

Telaino Indicatore Trappola Campero

E' mia intenzione per la nuova stagione apistica di introdurre la tecnica del TIT3 di Michele Campero per contenere la crescita della infestazione da Varroa.

Leggevo con piacere che una buona e naturale tecnica apistica prevede l'uso del telaino equatore nella forma suggerita da Alessandro Pistoia per la costruzione dei nuovi favi abbandonando l'uso del tradizionale foglio cereo.

Il dubbio che mi assaliva riguardava la possibile perdita di efficacia del TIT3 non potendo più controllare completamente la covata maschile che con grossa probabilità verrà distribuita anche durante la costruzione del telaino equatore.

Avrei bisogno di un confronto per poter redigere una pagina in cui raccogliere notizie di esperienze già vissute in merito.

Grazie

Buon Volo

sabato 5 dicembre 2015

diario dicembre

Ancora una volta la temperatura permette di aprire le arnie e somministrare lo sciroppo secondo il protocollo di Stanislao Pagliara

Iniziando dalla famiglia della Regina Noce e passando dalla famiglia della Regina Agostina, Regina Carina e terminando alla famiglia della Regina Arcibella, una dopo l'altra hanno tutte ricevuto la loro dose di sciroppo.

Credo sia l'ultima volta per questo inverno in cui aggiungo gli oli essenziali di Manuka e Melaleuca. La prossima somministrazione la farò a fine febbraio alla ripresa delle attività delle famiglie svernate.

Le famiglie erano in ottima salute, appena gocciolato lo sciroppo numerosissime api sono salite verso la sommità dei telaini per abbeverarsi.

Lo spazio tra i telaini è ridotto dall'ispessimento dei telaini che quasi si toccano. 

Resiste la fioritura del Rosmarino, abbondante quella del Nespolo. Da una settimana i terreni si riempiono di fiori di Calendula.

Buon Volo

martedì 1 dicembre 2015

considerazione sul protocollo Pagliara

ripensavo questa mattina alla domanda che più ricorre quando condivido di aver somministrato l'alimento secondo il protocollo di Stanislao Pagliara. Di solito mi sento chiedere: "qual'è stata la caduta?"

Credo che la domanda a mio parere sia poco pertinente. Provo a spiegarmi.

Il protocollo prevede la somministrazione di un nutrimento ricco di sostanze fortificanti per le api e non la somministrazione di un farmaco, ragion per cui non si può parlare di reazione al farmaco con relativa caduta di Varroa ma al limite di stato generale di salute guardando le api nel loro insieme durante il periodo di somministrazione del nutrimento.

Se un medico prescrive una dieta per recuperare le forze e migliorare lo stato generale di salute non posso aspettarmi la scomparsa dei sintomi con la immediata guarigione cosi come mi aspetterei se mi fosse somministrato un farmaco.

Nel caso in cui fossi affetto da dissenteria sarei carente di flora intestinale interessata alla digestione. Per questo motivo integrerei attraverso dei fermenti lattici che aiutano il mio organismo a ristabilire la flora intestinale risolvendo la patologia attraverso la fortificazione del mio organismo a combattere la patologia senza intervenire con un farmaco che avrebbe eliminato il virus o il batterio che causa la dissenteria.

In diverse occasioni ho letto che il vero problema portato dalla Varroa non è l'acaro in se ma le patologie derivanti dal contagio che provoca la presenza del vettore Varroa. Questo potrebbe voler dire che se integro nell'alimentazione delle api alcune sostanze che ne fortificano le difese necessarie a sopportare l'agente infestante non ho un risultato in termini di caduta di acari ma di miglioramento di stato di salute dell'alveare.

Permetto pertanto che le patologie derivanti dall'infestazione da Varroa ( ad esempio ali deformi ) possano essere evitate perché la larva sopporterebbe meglio la sottrazione di emolinfa così come anche le api meglio sopporterebbero la presenza della Varroa senza ridurre la loro vita media del 50%

Non avendo conoscenze tecnico scientifiche in campo veterinario o nella biologia avrò sicuramente espresso alcune inesattezze ma spero che il messaggio che avevo intenzione di veicolare sia stato compreso.

Buon Volo

lunedì 30 novembre 2015

anche oggi rapida visita

Anche oggi, approfittando del clima mite che ha offre la giornata ( temperature tra i 16/18 gradi ), ho fatto il gocciolato secondo il protocollo di Stanislao Pagliara. Dalle intercapedini presenti tra un telaino e l'altro sono subito emerse numerosissime le api. 
E' una grande soddisfazione arrivare al 30 novembre e poter ancora ispezionare, anche se senza estrarre i telaini,e trovare le api non ancora in glomere.

Tutte e quattro le arnie sono risultate in buonissima salute. Secondo le previsioni meteo anche tra 7 giorni si ripeterà una giornata come quella odierna. Se ciò accadrà approfitterò per somministrare ancora questo nutrimento.

Ispezionando i fondi delle arnie ho potuto notare residui di sfarfallamento e caduta di varroa nella norma.

Api presenti sui fiori del nespolo, sui fiori della rughetta selvatica e sull'ancora persistente rosmarino.

Buon Volo

venerdì 27 novembre 2015

Ciclo riproduttivo della Varroa Desctructor

Varroa Destructor: CICLO VITALE

Di seguito lo schema del ciclo vitale della Varroa:
OPERAIA
GIORNI
FUCHI

1


2


3


4


5


6


7

Varroa feconda entra in cella
8


9
Varroa Feconda entra in cella

10


11

1° uovo Femminile
12

Uovo Maschile
13
1° uovo Femminile
2° uovo Femminile
14
Uovo Maschile

15
2° uovo Femminile

16
3° uovo Femminile
3° uovo femminile
17


18
4° uovo Femminile
Accoppiamento maschio con femmina nata dal 1° uovo
19
5° uovo Femminile
Varroa adulta nata dal 2° uovo ma rimasta vergine e quindi sterile
20
Accoppiamento Maschio con Femmine nate dal 1°
Cella Schiusa
21
Accoppiamento Maschio con Femmine nate dal  2° uovo
Escono dalla cella insieme all’ape la varroa madre, una femmine feconda e una femmina sterile
22


23


24
Schiusa

Dall’osservazione del schema possiamo capire che:
     ·      La varroa si riproduce solo all’interno delle celle di covata ; vi entra poche ore prima dell’opercolatura e      dispone di 13 giorni nella covata di operaia e di 15 giorni in quella da fuco per riprodursi;

      ·        Da una cella di operaia escono: ( il numero delle varroe si triplica )
a.       La varroa madre
b.      Una varroa figlia feconda
c.       Una varroa vergine e quindi sterile

      ·   Da una cella da fuco escono: ( il numero delle varroe si quadrupla )
a.       La varroa madre
b.      Una prima figlia feconda
c.       Una seconda figlia feconda
d.      Una varroa vergine e quindi sterile


Eliminando la covata maschile si evita almeno il quadruplicarsi dell’infestazione in ogni ciclo riproduttivo. Inoltre considerato che 8 varroe su 9 scelgono la covata da fuco per riprodursi si elimina circa il 90% delle varroe.

giovedì 26 novembre 2015

Ozono contro la Varroa Destructor

http://www.apicolturangrisani.it/notizie/1110-utilizzo-dell-ozono-nel-trattamento-delle-tarme-della-cera-e-della-varroasi-settore-apistico.html

mercoledì 25 novembre 2015

Varroa destructor: descrizione malattia e possibili rimedi naturali

Premesso che ritengo tutte le sperimentazioni di Velapé interessanti, da farsi e da approfondirsi, sono convinto anch'io, come lui e come tutti gli altri sostenitori dell'apicoltura naturale, che il parassita Varroa destructor, abbia preso tale sopravvento sulle api sia perché ha a che fare con api fortemente stressate dalla produzione intensiva di miele che gli viene continuamente e totalmente sottratto dall'apicoltore e sia per l'effetto selettivo dei trattamenti acaricidi (siano essi eseguiti con prodotti di sintesi o meno), i quali, in realtà, a lungo termine, finiscono per favorire solo la resistenza e la specializzazione delle varroe.
Prima di dire quali possono essere i criteri più razionali ed anche più ecologici per il controllo della varroatosi, dico subito che essa è una malattia propagatasi in Italia dal 1981 (quando se ne registrò il primo caso) e che è ormai presente in qualunque alveare dati anche i motivi precedentemente menzionati: si tratta pertanto di una malattia che non si può eradicare e con la quale bisogna convivere puntando il più possibile a far sviluppare, da parte delle stesse api selezionate in tal senso, forme di difesa naturale (resistenza/tolleranza) e, contemporaneamente, riducendo lo stress da "produzione intensiva" da parte dell'apicoltore "esigente" nei confronti delle povere api, con l'adozione, invece, di una apicoltura bio-naturale mediante l'utilizzo di arnie e motodologie più "soft e adeguate" come l'arnia verticale "Perone" e/o l'arnia orizzontale "KTBH" (Kenya Top Bar Hive).

Prima di continuare col discorso ed affrontare, per così dire i rimedi dal mio punto di vista e che ritengo più giusti  per il controllo della Varroatosi (o Varroasi), passo prima a descrivere un po' la malattia, per comprendere meglio di cosa si tratta. 

L'acaro Varroa destructor non è un insetto ed appartiene alla classe degli Aracnidi, che è la stessa alla quale appartengono anche i ragni.
Gli individui dannosi risultano essere fondamentalmente le femmine che attaccano le api succhiandone l'emolinfa (azione sottrattiva) dopo averne lacerato il tegumento con delle minuscole lame dentate (azione meccanico-traumatica).
Tuttavia, contrariamente a quanto si possa pensare, il danno maggiore procurato alle api dalla varroa non è dato tanto dalla loro azione diretta, alla quale comunque ne consegue un forte indebilitamento dell'ape adulta con riduzione della crescita (dimensioni), delle capacità di lavoro, del tempo di vita (di circa il 50%) e della vitalità in generale, bensì dalle conseguenze cosiddette "indirette" a causa della trasmissione di malattie importanti quali batteriosi e virosi e che descrivo in seguito (vedi Azione patogena indiretta).


Fig. 1 - Varroa (femmina adulta vista dorsalmente e ventralmente)
Fig. 2 - Stadi di sviluppo di Varroa destructor (femmina)

Fig. 3 - Femmine adulte di Varroa destructor mentre parassitizzano una pupa di ape


Fig. 4 - Femmine adulte di Varroe destructor mentre parassitizzano api adulte

I maschi di Varroa, invece, sono più piccoli delle femmine (dimorfismo sessuale), circolari, biancastri e sono praticamente innocui perché non escono mai dalla cella di riproduzione dell'ape e vivono giusto il tempo per fecondare tutte le femmine mature (sorelle e figlie) della progenie di quell'adulto femmina che riesce ad insinuarsi nella cella di riproduzione prima dell'opercolatura; i maschi, dicevo, vivono per poco perché non sono in grado di nutrirsi dato che il loro apparato boccale, sprovvisto di organi per forare il tegumento dell'ape, ha una funzione essenzialmente riproduttiva.

Fig. 5 - Maschio di Varroa destructor

Fig. 6 - Varroa destructor in fase di accoppiamento

Detto questo va anche spiegato che esistono due fasi nel ciclo biologico di quest'acaro parassita:

  1. una fase detta "Foretica" (dal greco phòresis = il portare, trasporto) In cui la varroa si aggrappa alle api adulte nutrendosi della loro emolinfa e trasferendosi da un'ape operaia all'altra per semplice contatto;
  2. una fase detta "Riproduttiva" in cui la varroa si riproduce a spese della covata delle api: un giorno o due prima dell’opercolatura della covata, la varroa entra nella cella dove, ad opercolatura completata, avviene la sua riproduzione a spese della pupa di ape; da qui nascerà una progenie di varroe adulte (femmine) che usciranno dalla covata sul corpo dell'ape parassitizzata che sfarfalla. 

Durante la fervida stagione apistica queste due fasi coesistono, mentre da fine autunno per il periodo invernale la fase riproduttiva della covata è assente e pertanto esiste solo la fase foretica in cui le varroe sono costrette a svernare sul corpo delle operaie, proteggendosi tra le lamine ventrali dei segmenti dell’addome.

Fig. 7 . Svernamento della Varroa destructor

La maggior parte degli apicoltori approfittano di questo breve lasso di tempo per intervenire con la lotta all’acaro, che, trovandosi (per lo più) allo scoperto, non può sfuggire ai trattamenti, ma dico già fin da ora che, a mio modesto avviso, ciò è sbagliato per le ragioni che poi spiegherò in seguito, dopo avere mostrato più in dettaglio il Ciclo biologico della varroa.
Fig. 8 - Ciclo biologico della Varroa destructor (Fase foretica + Fase riproduttiva)

Ovviamente la varroa preferisce riprodursi nelle celle dei maschi (fuchi) rispetto a quelle delle operaie, perché il ciclo di riproduzione dei fuchi è più lungo e quindi consente loro di avere più tempo per riprodursi fino allo sfarfallamento dell'ape adulta.
La femmina di varroa adulta riproduttrice deve entrare nella celletta di riproduzione prima che venga chiusa dalle api (opercolatura) ed in genere vi entra circa 12 ore prima.
Una varroa può deporre un massimo di 6 uova ogni 30 ore per ciclo riproduttivo; dal primo uovo (aploide) nascerà l’unico maschio della covata mentre dalle successive uova (diploidi) nasceranno solo femmine. Il maschio diventa già sessualmente maturo quando la prima femmina della progenie diventa adulta accoppiandosi subito con essa. Successivamente, il maschio si accoppia con le altre femmine sorelle via via che maturano sessualmente. Le femmine così fecondate sono già in grado di dare inizio ad un nuovo ciclo riproduttivo dopo un periodo di maturazione di almeno 5 giorni. Alla fine l'ape diventata anch'essa adulta a fine metamorfosi, sfarfalla dalla celletta con addosso attaccate diverse femmine di varroa adulte che sono diventate tali a sue spese e pertanto siamo già di fronte ad un'ape adulta seriamente compromessa a livello di salute. Questo è anche il primo motivo che rende secondaria la lotta alla varroa in fase foretica e più urgente e necessaria invece la lotta all'acaro in fase riproduttiva! 

Meccanismi di difesa attiva delle api:
  • Apertura e rimozione delle celle parassitizzate
  • Spulciamento (grooming):
    • Self-grooming
    • Allo-grooming

Meccanismi di resistenza della Varroa:
  • Mimetismo fisico (allineamento peli con quelli dell’ape)
  • Mimetismo chimico (odore simile a quello dell’ape)

Azione patogena diretta (azione spoliatrice e traumatica)
  • morte della covata
  • riduzione dimensioni e peso dell’ape dal 7% al 25% (mini fuchi)
  • riduzione durata di vita fino al 50%
  • riduzione e disfunzioni ghiandolari

Azione patogena indiretta = trasmissione di:
  • Batteri (Pseudomonas apiseptica; P. aeruginosa; Serratia marcescens; Hafnia alvei) E’ stato, invece, accertato che la V. non è in grado di trasmettere la peste americana
  • Virus (DWV - virus delle ali deformate; APV – virus della paralisi acuta APV + DWV = forte accorciamento della vita dell’ape –collasso famiglie in inverno quando il rimpiazzo è scarso; CWV –cloudy wing virus; SPV – virus della paralisi lenta; CPV – virus della paralisi cronica) Sono la causa principale della mortalità
  • Funghi (Ascosphaera apis – responsabile della “covata calcificata”) Il ruolo della V. non è chiaro, ma in presenza di acari l’incidenza della patologia è doppia immunodepressione riduzione del glicogeno dei muscoli del volo

Fig. 9 - Ape con ali deformi a causa del virus DWV (virus delle ali deformate) trasmesso dalla Varroa destructor

Ora è possibile comprendere un'altra delle ragioni per cui, secondo me, è profondamente sbagliato combattere la Varroa durante la fase foretica: uccidendo le Varroe in fase foretica si interrompe quel meccanismo naturale di pressione selettiva esercitata dalla presenza del parassita e che rende possibile lo sviluppo di queste forme di resistenza da parte delle api parassitizzate: l'ape adulta non riesce a sviluppare bene quei comportamenti e quei meccanismi che in qualche modo contrastono la malattia mantenendola in limiti accettabili (tolleranza) tipo ad esempio l'attività di spulciamento e di pulizia detta più comunemente grooming.
La resistenza genetica alla malattia, che è poi il metodo di lotta più efficace in assoluto in quanto "naturale", punterebbe fondamentalmente alla selezione di famiglie di api, partendo dalla regina, in possesso delle seguenti caratteristiche:
  1. api che abbreviano il tempo di opercolatura delle cellette rendendo più difficile l'insediamento dell'adulto di Varroa;
  2. api capaci di individuare le celle infestate dalla Varroa e che provvedono alla apertura e rimozione delle pupe dalle celle parassitizzate;
  3. api che presentino una spiccata attività di spulciamento (grooming) sia per se stesse (Self-grooming) che tra di loro (Allo-grooming);
  4. api dotate dotate di una certa resistenza acquisita (immunità) alle principali virosi e batteriosi trasmesse dalla Varroa perché semplicemente sopravvissute ad esse.

Di conseguenza è più giusto ed auspicabile combattere la Varroa in fase riproduttiva, perchè, è proprio questo il momento in cui le api vengono fortemente indebolite dalla parassitizzazione dell'acaro che ne pregiudica fortemente il loro sviluppo durante le delicate fasi di metamorfosi: in definitiva un'ape adulta che nasce da una cella parassitizzata è già un'ape molto compromessa e pertanto è anche comprensibile che il trattamento in fase foretica non ne migliora più di tanto, in definitiva, il suo stato generale di salute!
Inoltre eseguendo i trattamenti contro la Varroasi in fase foretica, otteniamo, a lunga scadenza, esattamente l'effetto opposto inducendo e selezionando una resistenza nel parassita e ciò avviene quanto più il prodotto è efficace come per gli acaricidi di sintesi, ma avviene anche quando si usano semplicemente gli acidi organici (ossalico, formico, lattico e citrico): l'apicoltore crede di agire contro la malattia, ma in realtà, la sta favorendo ed è esattamente quello che accade anche nell'agricoltura convenzionale con la lotta chimica contro gli insetti dannosi e le erbacce!
Per ultimo bisogna anche considerare che i prodotti usati contro la varroa agiscono generalmente per contatto, ma abbiamo anche visto come in piena fase foretica di svernamento le Varroe riescono a rimpiattarsi tra le lamine ventrali dei segmenti dell’addome delle api riuscendo così ad evitare il contatto con queste sostanze.
Tutto ciò dimostra perché poi, il continuo e sistematico uso di questi prodotti rendono alquanto inefficace la lotta, con la produzione di un miele sempre più contaminato da queste sostanze.

LOTTA BIOLOGICA ALLA VARROATOSI
  • Praticare quanto più possibile una apicoltura bio-naturale da autoconsumo (cioé non finalizzata alla vendita del miele e quindi meno intensiva e meno esigente dal punto di vista produttivo), preferibilmente con arnie più confortevoli quali ad esempio l'arnia verticale "Perone" e/o l'arnia orizzontale "KTBH" (Kenya Top Bar Hive);
  • Uso del fondo con cassetto antivarroa associato magari all'uso di essenze naturali meno dannose quali ad esempio gli oli essenziali (canfora, eucaliptolo, mentolo, timolo) che sembrano avere solo un effetto di "stordimento" sulla varroa la quale tende così ad allentare la presa sull'ape e a precipitare nel cassetto antivarroa (caduta naturale); meglio ancora sarebbe, come suggeriva Velapè, collocare l'arnia in mezzo au un boschetto di menta, timo ed altre aromatiche simili e dall'effetto repellente per le Varroe  
  • Eliminazione della covata maschile. Con questo metodo si sfrutta lo spiccato tropismo della varroa (8 su 9) per la covata maschile essendo, come abbiamo visto, di periodo più lungo rispetto a quelle delle operaie. Occorre osservare i tre seguenti punti:

    1. Effettuare l’asportazione delle celle da fuco in modo tempestivo (marzo);
    2. Inserire i telaini da fuchi nelle immediate vicinanze del nido di covata per favorirne la rapida costituzione;
    3. Il favo deve essere ritagliato prima dello farfallamento dei fuchi, altrimenti si favorisce la moltiplicazione della Varroa e rimuovere il telaino da fuchi dopo l’ultimo ritaglio.

N.B.:allo scopo di ridurre la popolazione delle Varroe normalmente in un alveare si provvede a distruggere sistematicamente le covate dei fuchi, anche perché questi maschi, avendo la ligula corta e non essendo perciò in grado di bottinare non producono miele e anzi lo consumano perché devono essere nutriti dalle operaie, la qual cosa è considerata una perdita economica per l'apicoltore professionista. In realtà ci si sta sempre di più rendendo conto che i fuchi, oltre alla funzione riproduttiva nel fecondare la regina, hanno certamente altre funzioni nell'alveare relativamente ad esempio alla trofallassi (lo scambio del nettare da un insetto all'altro) collaborando così nell'allevamento delle larve. In un'ottica quindi di apicoltura bio-naturale sarebbe auspicabile rivalutare il ruolo di queste api maschio, permettendo anche a loro di vivere e compiere il loro ciclo biologico magari provvedendo a sanare le loro covate dalla infestazione di varroa tramite "termoterapia" (vedi oltre) piuttosto che distruggerle ed essendo disposti a sacrificare parte del miele prodotto per il loro sostentamento 
  • Telaino trappola: Telaino da nido senza armatura con 5 cm di foglio cereo nella parte superiore. Viene inserito alla ripresa primaverile in prossimità della zona di covata. Dopo 10/12 giorni si asporta la covata da fuco. L‘intervento termina quando all'interno della famiglia cessa l’allevamento dei maschi. Permette di eliminare fino al 75% delle varroe.
  • Telaino Campero (TIT3 - Telaino da nido Indicatore Trappola a 3 settori): É un telaino da nido diviso in tre settori verticali da due listarelle; dopo otto giorni si ritaglia la prima sezione di favo, dopo altri sette giorni si ritaglia la seconda porzione di favo che possiede già numerose celle di covata maschile. Alla terza settimana si taglia il terzo settore e così si entra nel ciclo di asportazione di covata maschile.
  • Spazio Mussi: sfrutta il fenomeno del grooming favorendolo; le api si staccano tra loro le varroe e le fanno cadere sul fondo dell’arnia (cassetto antivarroa). la distanza tra i due telaini laterali è normale e tra quelli al centro è maggiore, per un totale di 9 telaini nell’arnia. Da centro a centro di ciascun telaino intercorre la misura di 45 mm. 
    • Svantaggi dello spazio Mussi: 

      • formazione di ponti di cera tra telaino e telaino e tra telaino ed escludiregina;
      • la rottura di questi ponti comporta fuoriuscita di miele e reale pericolo di saccheggio per le famiglie più deboli;
      • i favi costruiti nelle arnie che adottano lo spazio Mussi non possono essere posti in altre arnie non modificate o nelle posizioni laterali delle arnie con spazio Mussi se non dopo aver asportato la cera eccedente con un coltello;
      • forti dubbi sull’efficacia del metodo.
  • Funghi entomopatogeni: è stato individuato dai ricercatori un fungo parassita delle varroe, il Metarhizium anisopliae che è un fungo cosmopolita, patogeno per più di 200 specie di insetti con assenza di patogenicità per le api. I relativi prodotti commerciali per ora realizzati si chiamano Bioblast® (USA) e Metaquino®(Brasile) ma non si trovano comunemente in commercio perché, evidentemente, esistono ancora vari problemi nell'efficacia di questo fungo, uno dei quali sembra essere la sua grande plasticità genetica, in seguito alla quale, già dopo un paio di generazioni sembra generare altri ceppi meno attivi nei confronti della varroa e perdendo così il suo forte potere parassitizzante...
  • Hirsutella thompsonii e spp.; Arthrobotrys oligospora; Verticillium leucanii; Beuveria bassiana etc.
  • Termoterapia (Ipertermia): I favi privati dalla api vengono posti in un cassone termico a 42-43 C° per 10-15 min almeno (qualcuno lo fa anche fino ad 1 h). Le varroe non sopravvivono a T° superiori a 40 C°. In questo modo si colpiscono solo le varroe in celle opercolate, per cui diventa secondario se non controproducente il trattamento sulle varroe in fase foretica. La temperatura deve essere controllabile molto bene con oscillazioni massime di +/- 1°C, per evitare danni alle larve e pupe delle api in metamorfosi che cominciano ad avvenire solo a temperature superiori ai 45°C.

Ho citato per ultimo il metodo della Termoterapia (da applicarsi in fase riproduttiva sulle covate una volta tolte le api adulte e in apposita camera termica) per evidenziarla dagli altri accorgimenti, in quanto lo ritengo, personalmente, il più importante di tutti per le ragioni che ho già spiegato: sono convinto che la Varroatosi si possa controllare bene adottando una nuova apicoltura bio-naturale più rispettosa della vita e del benessere delle api e adottando insieme tutti questi accorgimenti biologici, che alla fine dovrebbero anche farci evitare i trattamenti con gli acidi organici in fase foretica, che, come abbiamo visto, lasciano il tempo che trovano e ostacolano lo sviluppo di resistenza da parte delle api parassitizzate. Questo metodo (come anche descritto da uno dei suoi primi applicatori W. Engels dell'Instituto di zoologia dell'Università di Túbingen - Germania) non dovrebbe indurre sviluppo di resistenza nella varroa perché muoiono tutte senza alcun sopravvissuto. Data la sua efficacia si potrebbe essere tentati dall'usarlo sistematicamente ad ogni covata per eradicare la Varroatosi, ma ciò sarebbe ecologicamente sbagliato e praticamente impossibile: il metodo va adottato solo per il controllo della popolazione di Varroa in quei casi in cui le covate, una volta monitorate, risultano essere eccessivamente infestate; pertanto il metodo termico dell'ipertermia è ben applicato solo se serve a contenere la popolazione delle varroe, lasciando così che le api (nate a questo punto sane) siano in grado di sviluppare anche una loro resistenza naturale alla malattia in fase foretica contro le altre varroe che nel frattempo rimangono attive sugli adulti:<<In alternativa alla terapia chimica usuale, il metodo dell'ipertermia rappresenta il vantaggio di non lasciare alcun residuo; quindi i prodotti dell'alveare sono protetti da qualsiasi contaminazione. Inoltre non si ha il rischio di determinare una resistenza degli acari rispetto l'agente acaricida utilizzato, anche per la durata limitata dell'applicazione del calore che non potrà causare una pressione selettiva permanente. La procedura utilizzata presenta effetti negativi sulla colonia d'api di entità trascurabile. La mortalità della covata nei telaini trattati è stata inferiore al 5% (Engels, 1994). La durata in vita delle operaie (e dei fuchi) che sono nati dai telaini trattati con il calore non è stata per nulla influenzata. Le osservazioni hanno evidenziato che le operaie hanno percorso le tappe normali dell'evoluzione comportamentale caratteristiche delle loro età. Lo sviluppo delle colonie e le produzioni di miele fornite hanno dimostrato che l'ipertermia non ha prodotto alcun effetto negativo sulle api.(W. Engels Institut de zoologie Université de Túbingen - Germania) >> 

Con questa lunga e spero non noiosa descrizione della Varroatosi mi auguro di trovare altre persone che la pensino come me e che procedano in tal senso e spero soprattutto che, da questa mia esposizione, emerga il fatto che il fine ultimo non è produrre il miele, bensì di "arricchire di vita" il nostro orto godendo anche della presenza delle api (le quali ci ricompenseranno con parte del loro miele e dei loro altri prodotti E NON SOLO) e perché no anche dei loro parassiti della varroa, che hanno pieno diritto ad esistere quanto loro (e quanto noi), ma in equilibrio con loro (e noialtri), senza lasciare che certe condizioni di disequilibrio, causate generalmente dall'uomo, possano far loro prendere il sopravvento compromettendo definitivamente la vita della famiglia di api e di conseguenza anche la loro stessa vita: del resto, com'è facile intuire, in natura questo non potrebbe verificarsi perché sono proprio i parassiti, in quanto tali, ad avere a cuore la sopravvivenza della specie dei propri ospiti e questo sarebbe anche il senso di una eventuale teoria evoluzionistica della natura, semmai ce ne dovesse essere una, ma dobbiamo anche ammettere che le api soccombono evidentemente non certo a causa della Varroa destructor e degli altri parassiti, ma forse perché a questi, più di tutti, si ne è aggiunto un altro molto peggiore e temibile che si chiama "uomo", che quando agisce per i suoi standard di alti livelli produttivi si comporta inevitabilmente da dominatore/distruttore/regolatore ponendosi, erroneamente, al di fuori e al di sopra del contesto in cui vive (in particolare mi riferisco all' apicoltura così come viene intesa comunemente con i suoi livelli produttivi ed i suoi trattamenti chimici di difesa).
Bisogna comprendere fino in fondo che le api, prima ancora che servire a noi per la produzione del miele, della cera, della pappa reale, della propoli, dell'ape terapia da puntura, ecc., hanno un ruolo essenziale nell'ecosistema vegetale delle angiosperme in quanto, con la loro attività di bottinamento dei fiori, inconsapevolmente, provvedono anche a fecondarli, essendo i più importanti insetti "pronubi" (= che favoriscono le nozze) e donandoci così quella bellissima e numerosissima varietà di piante (e quindi di frutti) che noi tutti ben conosciamo.

Buon Volo

martedì 24 novembre 2015

Diario novembre 2015: Trattamento Pagliara

Approfittando della odierna giornata di sole e appurato che dal meteo non se ne prevedono di calde per i prossimi 7/10 giorni, ho provveduto a somministrare lo sciroppo ottenuto seguendo il protocollo dell'erborista Stanislao Pagliara arricchito con gli oli essenziali di Manuka e Melaleuka. Ne ho aggiunte 4 del primo e 6 del secondo considerando che avevo quasi 750 ml di sciroppo.
Le famiglie sono risultate abbastanza popolose e in ottima salute. Spicca su tutte la quantità di api della famiglia della Regina Agostina alloggiata in un arnia a Spazio Mussi.

Buon Volo

martedì 17 novembre 2015

Regina Noce: migliorato l'andamento

Nespolo in fiore

Anche il rosmarino resiste molto bene come anche la rughetta selvatica.

Settimana scorsa constatato che la famiglia della Regina Noce non godeva di ottima salute ho provveduto ad alimentare la famiglia con 2 lt di sciroppo di zucchero 2:1.

Questa mattina, dopo una settimana in cui hanno ripulito il nutritore, ho ispezionato la famiglia per verificare se ci fosse stato un miglioramento.

Il numero di api non è cresciuto tanto ma è presente ancora covata su i tre telaini centrali mentre le scorte sono decisamente aumentate. La covata non è ancora compatta ma piuttosto disordinata. Sicuramente in primavera provvederò a sostituire la Regina Noce. La Regina si aggirava sui telaini e sembra aver abbandonato il comportamento della settimana scorsa i cui era piuttosto isolata e posizionata sui telaini di scorte.

Ispezionato inoltre i cassettini delle quattro arnie verificando una esigua caduta di varroa. Il numero di varroe non supera le 10 unità per arnia. L'infestazione dovrebbe essere sopportabile dalla famiglia per superare l'inverno.

Buon Volo

lunedì 9 novembre 2015

Ancora lupini contro la Varroa

In questi ultimi due giorni ho ancora trattato i due alveari più anziani con l'acqua dei lupini ( occorre dargli un nome perché è logorroico altrimenti )
Le ho nuovamente trattate perché la caduta spontanea di Varroa era abbastanza alta. Almeno una quarantina di Varroa nel cassettino, soprattutto nella più popolata. La caduta dell'acaro dopo il trattamento è stata immediata e soprattutto soddisfacente.

Ho tratta la famiglia di Regina Noce e di Regina Arcibella. L'alveare della Regina Noce è il risultato della sciamatura di un vecchio alveare che vive isolato di un agriturismo.

Registro qui la situazione delle due famiglie visitate:

Regina Arcibella: 8 telaini presidiati in tutti; 5 con scorte e 3 con covata. Continuano ad allevare fuchi. I primi 3 telaini sono di scorte, 4,5 e 6 sono di covata e gli ultimi due ancora scorte. Contro la parete sud i due telaini di covata mentre a nord i tre di scorte. Caduta Varroa abbondante dopo un giorno dal trattamento.
Regina Noce: 5 telaini non tutti completamente presidiati; 3 di scorte e 2 di covata. Rosa di covata abbastanza estesa su entrambi i telaini di covata. Caduta spontanea bassa ( meno di 10 Varroe nel cassettino ) ma ho voluto trattarla perché famiglia con regina di più di un anno.

Anche oggi ho ripetuto il trattamento alla sola famiglia della Regina Arcibella perchè la caduta di Varroa registrata nel cassettino era ancora abbondante.

Buon Volo

martedì 3 novembre 2015

Campero-Mussi contro la Varroa

Ho iniziato con l'arrivo del libro di Campero sull'apicoltura logica e razionale, lo studio per il lavoro da programmare per la nuova stagione apistica. Lavoro centrato sulla lotta e contenimento della Varroa con metodi bio-meccanici. 

Lo studio consiste nel riuscire a combattere l'infestazione da Varroa attraverso la combinazione dei due metodi, il TT3 di Campero e lo Spazio Mussi.

Sarebbe carino poter avere un confronto con chi li utilizza uno dei due oppure, meglio, con chi ha sperimentato la combinazione dei due così come piacerebbe fare a me quat'anno.

Buon Volo

lunedì 26 ottobre 2015

trattamento contro la Varroa

Seguendo quanto suggerito da Francesco Mussi in un suo articolo, sto provando a trattare la varroa spruzzando i telaini ricoperti dalle api con dell'acqua ricavata dalla bollitura dei lupini. Acqua ottenuta seguendo appunto le indicazioni del Mussi in questo articolo.

Approfitto di ogni giornata soleggiata per effettuare questo trattamento. L'ultimo l'ho effettuato nelle mattine di ieri ed oggi.

Ieri mattina ho smontato l'arnia dell'ormai spacciata Regina Bella suddividendo le scorte tra i due alveari più piccoli e trattando questi ultimi vaporizzando l'acqua della bollitura dei lupini. La regine non sono riuscito ad individuarle anche a causa della velocità con cui ho effettuato il trattamento per evitare di tenere troppo aperte le arnie in virtù dell'altissima probabilità di saccheggio.

Questa mattina ho trattato le famiglie più grosse e forti vaporizzando la stessa acqua. In queste due ho facilmente individuato la regina.

La caduta di Varroa è abbastanza alta sintomo di un alto grado di infestazione ma anche di una buona efficacia del metodo per l'abbattimento del numero di Varroe presenti nell'alveare.

Ad oggi resistono quattro alveari sperando di conservarli per tutta la durata dell'inverno.

Buona l'importazione di ieri e di oggi sia di nettare che di polline. Resiste la fioritura del rosmarino e dell'erba spontanea mentre inizia quella del Nespolo.

Buon Volo

domenica 18 ottobre 2015

Pre-invernamento

Visita e trattamento contro la varroa a base di acqua di lupini.
Stato di salute ottimo:
Regina Noce gode di ottima salute, covata e scorte presenti. Famiglia stretta su 3 telaini. Continua l'importazione.
Regina Agostina gode di ottima salute covata e scorte presenti. Famiglia ristretta su 3 telaini. Continua abbondante l'importazione.
Regina Carina gode di splendida salute covata e scorte abbondanti. Famiglia sistemata su 7 telaini. Continua l'importazione abbondante.
Regina Bella non presente, covata molto probabilmente da figliatrici e scorte in esubero. Stretta su 3 telaini. Spacciata.
Regina Arcibella gode di splendida salute covata e scorte abbondanti. Famiglia sistemata su 7 telaini. Continua freneticamente l'importazione.
Prevediamo questa situazione fino all'internamento. Continuano i trattamenti con sciroppo Pagliara. Con trattamenti lupini si registra una caduta di Varroa pari a 6/7 unità ad un'ora dal trattamento
Buon Volo

lunedì 24 agosto 2015

Controllo in apiario del 24 agosto 2015

Il controllo di oggi mirava soprattutto alla verifica della ripresa della famiglia numero 5 ( regina Noce ). Finalmente la regina ha ripreso a covare in maniera regolare dopo lo stop dovuto alla scarsa importazione. Aggressivissima credo perché, essendo la più piccola, è maggiormente esposta ai saccheggi. Le scorte iniziano a vedersi e comunque sono in aumento. Nel controllo cassettino non vi erano grossi indizi di costruzione ma solo di importazione di polline.
Le altre famiglie sono state ispezionate solo dal cassettino. Abbondanti tracce di importazione di polline e costruzione. Questo tipo di tracce le trovò normalmente nel mesi primaverili. Nel cassettino dell'arnia numero 1 ( regina Bella ) ho trovato una manciata di api morte. Non mi spiego il motivo di questa moria.

Registro una abbondantissima fioritura di asparago e l'inizio della fioritura settembrina del rosmarino.

Le temperature portano in veranda le mie amichette in due arnie.

giovedì 20 agosto 2015

Ripresa fantastica

Dopo le abbondanti piogge degli ultimi 10 giorni, le attivitá di volo in apiario sono riprese alla grande. Il volo presente è paragonabile a quello primaverile.

Sono ripartite alcune fioriture ma l'attività prevalente pare la melata di fico.

Speriamo in un piccolo raccolto ad ottobre di melata

Buon Volo

Daniele

domenica 9 agosto 2015

Lotta alla varroa

in questo articolo un metodo efficace per la lotta alla varroa senza l'utilizzo di agenti chimici

Lotta termica alla varroa

mercoledì 29 luglio 2015

Visita del 27 luglio 2015 - BENVENUTA ALLA NUOVA REGINA

Visita di routine alle mie 5 famiglie.

Tutte godono di ottima salute nonostante la stagione avversa e l'incendio procurato alla vicina macchia che fungeva da polmone per le scorte delle mie api.

Presenza di covata ovunque e scorte in crescendo.

Le mie apine si stanno arrangiando anche sulle coltivazioni di fagiolini dei vicini.

La sorpresa grande l'ho avuto mentre visitavo la famiglia numero 4 insediata nell'arnia autocostruita utilizzando lo spazio Mussi per distanziare i telaini.
La famiglia è sempre stata di una docilità da non credere nonostante sia passata da una situazione di orfanità, poi di regina fucaiola eliminata a fatica. Durante la visita di oggi, mentre ipotizzavo la fusione di questa famiglia con una delle più piccole per recuperare le api e rinforzare la numero 5, ho con grande gioia individuato la nuova regina. Una splendida regina con un grosso addome pronta ad iniziare a covare. Non vi era presenza di covata, o almeno non era evidente, per cui ipotizzo che fosse rientrata da pochissimo in arnia. La mia sorpresa è stata accompagnata da una esclamazione a gran voce "BENVENUTA REGINA".

Registro che la famiglia su spazio Mussi è risultata da sempre la più quieta e tranquilla. La visita è facile e viaggia spedita senza agitazioni.

Buon Volo 

Daniele

sabato 18 luglio 2015

visita apiario del 14-17 luglio 2015

Visitate le famiglie dopo la smielatura di sabato.

La famiglia proveniente dal "Noce" continua ad essere piccola e stenta ad avere covata sufficiente per aumentare di volume. Le api tentano di sostituire la regina costruendo celle reali ma la regina le rompe puntualmente o comunque non viene sostituita.
Particolarmente nervosa secondo me portava i sintomi di un possibile saccheggio. Scorte scarse. Individuata la regina.

La famiglia con regina fucaiola non presenta più covata maschile diffusa ma ha smontato le celle reali dal telaino che avevo introdotto una settimana fa. Ci sono ancora due celle reali ma sembrano più isteriche che di rinnovo.
L'introduzione in diversi tempi di telai per permettere di farsi la regina ha permesso alla famiglia di restare comunque numerosa. Scorte mediocri.

Le due famiglie da cui ho prelevato il miele dai melari hanno sistemato e ripulito i melari e continuano ad essere numerose anche se il numero delle api è calato. Nonostante ci sia fioritura di Timo e Mirto l'importazione di nettare è lenta mentre leggermente più abbonante quella di polline. Individuate le regine. La famiglia con la regina particolarmente statica presenta due celle reali nei telaini centrali oltre a diffusa covata opercolata, fresca e freschissima.

L'ultima famiglia visitata, figlia della famiglia più tranquilla e produttiva, continua a restare su 5 telaini con un numero piuttosto piccolo di api ma presenta su 4 facciate di telaini covata opercolata prossime allo sfarfallamento. Ho introdotto un telaino costruito per permettere alle nuove nasciture di trovare spazio.
Scorte sufficienti.

Buon Volo

Daniele

venerdì 3 luglio 2015

Visita apiario del 01 luglio 2015

La visita delle arnie che compongono il nostro apiario è stata soddisfacente.

Le famiglie sono in ottima salute e sono riuscito ad individuare, in tutte le arnie, la regina accompagnata da presenza di covata fresca.

Iniziano a scarseggiare le scorte che accumulano con sempre più grande fatica.

Ho inserito un telaino con covata fresca nella famiglia con regina fucaiola sperando che rimpiazzino la regina non feconda. Il telaino l'ho prelevato dalla famiglia più forte e non incline alla sciamatura. In tutta la primavera non ho mai registrato la presenza di una cella reale.

nonostante l'apiario sia circondato da presenza di "rovo" e "mirto" non sono riuscito ad individuare alcun ape bottinare sui fiori di queste piante.

L'unica perplessità da registrare è l'aver individuato la regina in una delle famiglie ed averla trovata ferma immobile al centro del telaino.

Continuo a nutrire la famiglia più piccola proveniente dall'apiario del Noce.

Buon Volo

Daniele


lunedì 29 giugno 2015

Famiglia fucaiola: the day after

Dopo le peripezie del tentato scrollò della regina fucaiola e successivo recupero del glomere formato invece di rientrare ( leggere post precedente per maggiori info ), oggi ispezionò il pigliasciami in cui avevo recluso, secondo me, la regina fucaiola.
La foto che segue è quanto ho rinvenuto all'interno del pigliasciami.


nessuna traccia della regina ma solo qualche fuco e qualche ape che chissà per quale strano motivo non è riuscita ad uscire.

Che fine ha fatto la regina visto che dalle sbarre esclusi regina non sarebbe dovuta passare? 

Nel caso in cui io non fossi riuscito a scrollare la regina ma fosse rimasta attaccata ai telaini e quindi in arnia, come mai le api non sono rientrate subito invece di formare il glomere?

Ai posteri l'ardua sentenza.

Buon Volo



domenica 28 giugno 2015

Famiglia fucaiola

Questa mattina ho cercato di salvare una famiglia con la regina fucaiola. Mi sono allontanato circa 60 mt dalla posizione in cui era sistemata la famiglia ed ho scrollarla per terra uno per uno i telaini. Le api stranamente non sono rientrate come mi aspettavo e dopo circa 6 ore avevano formato un glomere su una pianta di vite.


Ho deciso a questo punto di recuperare le api con un pigliasciami posizionandolo sul tetto dell'arnia da cui provengono. Per far si che la regina fucaiola non rientri nell'arnia, ho pensato di posizionare il disco a 4 posizioni posto a chiusura del pigliasciami nella posizione escludi regina. 
L'idea è quella di far rientrare le api a "casa" lasciando ingabbiata la regina nel pigliasciami. Sempre che dopo 6 ore le api non abbiano giá dimenticato la famiglia di origine.